A.C. Picchia, tre S.B.erle al Real e finale col QV
Impresa dei nero-oro che sbancano il Barnabeu. E il Quantevolte, già retrocesso, vola in finale.
C'è poco da fare: la FUFA, dopo due o tre altre cose, è ciò che di più bello ci sia. Quando uno pensa di averle già viste tutte (e con questo abbandoniamo l'argomento delle altre due o tre cose), accade l'imponderabile. Due semifinali, due storie da ricordare.
La prima, A.C. Picchia contro Real. A giudicare dai gagliardetti, striscioni, magliette, maxi-schermi, e ospiti d'onore che si son visti al Bernabeu e dintorni, doveva essere per il Real poco più che una formalità. Visto soprattutto il risultato dell'andata, in cui il Real aveva vinto alla Pikkiarena segnando due goals, Poli aveva già allestito una festicciola, con ospite d'onore S.B., il presidentissimo del PD?, appena laureatosi (compagno di studi del Trota e di Pier Mosca) campione FUFA. Ma l'A.C. Picchia - che pure alla festicciola era stata invitata (più come vittima sacrificale, che come ospite), anche perché diversamente non si poteva fare - non c'è stata. E' stato difficile convincere Belen a non starci, ma alla fine l'ha convinta Rocco, con tutti i suoi undici fratelli (non è dato sapere come). E l'A.C. Picchia ha sfoderato la partita perfetta; anzi, LA partita. Difesa perfetta, attacco infallibile, pressing, spettacolo. Real travolto per 3-0 davanti ai suoi tifosi, al suo presidente, a S.B.?. Quest'ultimo, inferocito, ha iniziato a parlare di brogli, di complotto, di comunisti. Poli, invece, si è dileguato nella notte senza proferire verbo: solo frasi nominali, tipo "Cazzo!"; "Che disdetta!"; "Che figura di merda!". "E che cazzo!" (quest'ultima quando ha incrociato Siffredi nella mix-zone"). Potete solo immaginarvi che fine possono avere fatto tutti i gagliardetti, striscioni, magliette. I maxi-schermi e l'ospite d'onore, cui era più difficile - per ragioni squisitamente anatomiche - far fare la stessa fine, sono stati abbandonati al loro destino. C'è da giurare che, da oggi, S.B.?, non sia più ospite particolarmente gradito al Bernabeu.
L'A.C. Picchia, trascinata dai suoi gioiellini Palacio e Giovinco, vola così in finale. E chi ti trova?
Chi non ti aspetti, chi la prossima stagione non ti dovrai più aspettare: il Quantevolte. Già retrocessi in campionato, gli azzurroverdi superano con relativa facilità la Dreaming al Bolgioioso (2a0) e cullano il sogno di passare alla storia, come l'unica squadra vincitrice della Coppa e insieme retrocessa (soddisfazione che sa un po' di Mitropa Cup, ma sempre soddisfazione è). La finale, per la banda di dei Minimi, è meritata, nulla da dire. Cavani e Rigoni bastano per superare una Dreaming giunta al momento decisivo con gli uomini contati e le energie sotto i tacchetti (tanto da giocare in dieci).
Pronostico sulla finale? Impossibile farlo. A.C. Picchia e Quantevolte, in questa Coppa, si sono per la verità già incontrate (vengono infatti entrambe dal girone Raimondo, che - col senno di poi, ma lo si diceva anche prima - era il più competitivo: basti pensare che sono stati fatti fuori, in quel girone, nientepopodimenoche i campioni di quest'anno del PD? e i campioni di sempre dell'Ambrosiana) e finì 4-0 per il Quantevolte. Altri tempi, però, altra storia. L'A.C. Picchia viene da un super-ultimo gironcino di campionato, e pare più in palla degli azzurroverdi. Ma una finale è una finale. Prevarranno testa, cuore e culo, più che le gambe. Chi più ne ha (di testa, cuore e culo, non di gambe, sennò Rocco partiva in vantaggio), ne metta.
Lady Toriale